Ricerche scientifiche dimostrano che un fattore chiave per una buona salute, un’eccellente forma fisica e invecchiare bene sta nella massa e nella forza muscolare. In estrema sintesi, maggiore è la quantità di massa magra che compone il nostro organismo, meglio possiamo far fronte alle sfide che, quotidianamente, ci troviamo di fronte. Dalle cose più semplici, portare i sacchi della spesa e giocare con i figli, alla capacità di trarci d’impaccio in situazioni di grave pericolo, essere in forma fa la differenza.
Alcune brevi considerazioni prese in prestito dal Primalblueprint
Allenamenti di forza e sprint brevi ma intensi, stimolano un’espressione genica ottimale aiutano a rallentare oil processo di invecchiamento. Non serve cercare soluzioni complicate, basta fare cose semplici e bisogna evitare gli eccessi.
I movimenti base (che nel Primalblueprint chiamiamo PEM – Primal Essential Movements) ossia piegamenti sulle braccia, squat, trazioni alla sbarra e plank, sono semplici da fare, facilmente adattabili ad ogni livello di preparazione e funzionali a raggiungere lo scopo.
Gli sprint alla massima velocità rappresenta la ciliegina sulla torta! Da farsi ogni 7 o 10 giorni. Con cautela quando si è poco allenati.
L’invecchiamento è inversamente proporzionale al livello complessivo di forma fisica.
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Con l’espressione Circuit Training, si intendono esercizi in sequenza da eseguirsi senza soluzione di continuità, uno dopo l’altro. Quando si arriva al termine del circuito, si fa una breve sosta e poi si riparte. I circuiti possono essere fatti in palestra o all’aperto, possono richiedere attrezzatura particolare oppure no. Di solito si tratta di allenamenti ad alta intensità.
Quello che propongo di seguito, una variante di quello della scorsa settimana, è molto semplice e può essere fatto un po’ ovunque. Combina tutti gli esercizi che nel Primalblueprint sono chiamati PEM (Primal Essential Movement) e che sviluppano la forza usando il peso del proprio corpo e muovendo le principali masse muscolari.
I PEM sono:
Piegamenti sulle braccia
Squat
Trazioni alla sbarra
Plank
Nella sequenza proposta i PEM sono combinati con balzi, scale e sprint. Il circuito può essere completato in pochi minuti e, se si ha una buona preparazione, ripetuto anche due o tre volte.
E’ facile adattare questi esercizi al proprio livello di preparazione e bisogna stare attenti a non strafare, soprattutto se si è poco allenati. Prima di iniziare meglio fare un breve riscaldamento, camminare e corricchiare per qualche minuto.
Flessioni (piegamenti sulle braccia), 1 set al massimo delle ripetizioni
Balzi a piedi uniti, percorrendo circa 20 metri
Trazioni alla sbarra, 1 set al massimo delle ripetizioni
Scale, fai una rampa di scale
Plank, 1 sessione al massimo della durata che riesci a sostenere
Sprint, 1 o 2 da 40 metri circa
Squat, 1 set al massimo delle ripetizioni
Siate creativi con questi circuiti. Se non si ha a disposizione una sbarra per le trazioni o non ci sono rampe di scale, scegliete un’alternativa, magari potete fare una corsetta in salita.
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Si tratta di un semplice allenamento, un breve circuito che può essere fatto senza disporre un’attrezzatura particolare.
E’ una forma di esercizio creativa, ispirata alla filosofia del Primalblueprint, che combina alcuni allenamenti di base della forza con sprint e alcuni esercizi pliometrici.
Adegua sempre l’intensità e l’impegno dell’esercizio al tuo livello di preparazione.
Piegamenti sulle braccia: un set al massimo delle ripetizioni
Fare uno sprint di 40-80 metri
Riposo per 30-60 secondi
Trazioni (se possibile), un set al massimo delle ripetizioni
Compiere una serie di balzi a piedi uniti per circa 20 metri
Riposo per 30-60 secondi
Squat, un set al massimo delle ripetizioni
Fare un secondo sprint di 40-80 metri
Plank, un set per il tempo che riesci a sostenere
Chi ha una buona preparazione fisica può fare un ulteriore sprint (40 metri), seguito da balzi a piedi uniti (20 metri)
Come vedete, questo circuito può essere completato in pochissimo spazio e senza un’attrezzatura particolare. Sono esercizi semplici ma nell’insieme, l’allenamento è abbastanza impegnativo per chi non ha una buona preparazione di base. E’ un allenamento ad elevata intensità che combina l’allenamento della forza con gli sprint.
Ciascuno deve adeguare questi esercizi alle proprie capacità e al proprio livello di allenamento. Come linea guida generale, elevata intensità significa che quando si finisce sarebbe difficile andare avanti.
I benefici di questo tipo di allenamenti sono numerosi. Ad esempio esercitarsi ad elevata intensità stimola la produzione di mitocondri (la centrale energetica delle cellule), aumentandone il numero e la dimensione ed arricchendoli di enzimi, stimola il metabolismo e la scomposizione di grassi e carboidrati come fonte di energia. Gli sprint sono estremamente efficaci nello stimolare il metabolismo dei grassi migliorano la sintesi delle proteine.
Alternando sessioni ad elevata intensità con brevi un giorno o due di riposo, il nostro fisico reagisce ricostruendo i tessuti stimolati dall’esercizio e rendendoli più forti.
Ciascuno deve adeguare questi esercizi alle proprie capacità e al proprio livello di allenamento. Come linea guida generale, elevata intensità significa che quando si finisce sarebbe difficile andare avanti.
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Molti di noi hanno poco tempo per allenarsi, altri hanno poca voglia di farlo. Io sono uno di questi, benché abbia sempre fatto molto sport, l’allenamento fine a sei stesso mi ha sempre annoiato. In questi casi i cose detti microworkout, microallenamenti, sono una soluzione più efficace di quanto non si pensi. SI tratta di una strategia molto semplice da attuare. In qualunque momento della giornata, basta avere pochi minuti di tempo, si inserisce semplicemente una mini sessione di allenamento. Alcuni esempi:
3 serie da 12 ripetizioni di sollevamenti sulle punte dei piedi (per rinforzare i polpacci)
2 serie di squat
1 sessione di Plank
2 sessioni di piegamenti sulle braccia
Salire 1 o più rampe di scale
Esercizi di streching in genere.
Basta avere un po’ di fantasia, come vedete sono tutte cose molto semplici, che possono essere fatte quasi ovunque senza bisogno di cambiarci o di avere attrezzature particolari. Possono portare via da pochi secondi a pochi minuti. In effetti, proprio per quest, possono sembrare in utili ma l’effetto composito nel tempo non è trascurabile, per nulla. Se fate 1 minuto di Plank 3 volte al giorno, sono 3 minuti in una giornata e 35 in una settimana che in un mese diventano oltre 2 ore complessive di Plank.
Gli esercizi sulla forza, che sono così importanti per l’effetto che hanno sulla muscolatura e sul sistema ormonale, sono spesso i più trascurati da chi non va regolarmente in palestra. I micro-allenamenti sono un ottimo modo per non trascurare questo aspetto della pratica sportiva. Se poi passiamo molte ore della nostra giornata di lavoro inattivi, alla scrivania, questi piccoli allineamenti sono un eccellente modo per rompere la monotonia e tenere il nostro fisico in allenamento.
Studi scientifici dimostrano che anche pochi giorni di immobilità, aumentano significativamente la resistenza all’insulina, determinano l’aumento della pressione sanguigna e producono disfunzioni micro-vascolari. Non solo, stare seduti a lungo non solo porta a perdere flessibilità muscolare e articolare ma favorisce anche l’indurimento delle arterie. E’ quello che viene definita come active couch potato syndrome (la sindrome del pantofolaio attivo). Un fatto noto da tempo e scientificamente studiato, per cui anche persone che si allenano regolarmente ma passano il resto della propria vita inattivi, seduti troppo a lungo, sono esposti agli stessi rischi della popolazione tradizionalmente considerata sedentaria.
Per questi motivi, i micro-allenamenti dovrebbero esser presi in seria considerazione da chiunque conduca una vita prevalentemente sedentaria, passando ore alla scrivania. Basta essere creativi e, al solito, cauti se si affrontano per la prima volta movimenti cui non siamo abituati.
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I carboidrati sono un componente fondamentale di ogni regime alimentare e, nella maggior parte dei casi, sono il nutriente che, almeno in termini di volume, consumiamo di più. Soprattutto per chi vuole perdere peso, i carboidrati richiedono attenzione perché alcuni di essi hanno un carico glicemico elevato, favoriscono picchi di insulina nel sangue e rendono più difficile dimagrire.
Lasciando perdere la pur importante questione della scelta – ovviamente non tutti i carboidrati sono uguali – è interessante sapere se cambia qualcosa nell’assumerli la mattina piuttosto che a pranzo o a cena.
Questo tipo di considerazioni rientrano nel campo della così detta cronoalimentazione, la disciplina che studia gli effetti dell’assunzione del cibo in diverse fasce di orario. Non è un aspetto trascurabile, infatti i ritmi circadiani influenzano il sonno, il funzionamento del sistema immunitario, la temperatura del nostro corpo e anche il metabolismo risponde ai ritmi circadiani.
Studi scientifici, ad esempio, mostrano che la nostra sensibilità all’insulina è maggiore la mattina e che la capacità di liberare il sangue dagli zuccheri dopo un pasto, diminuisce se dormiamo poco e male o se conduciamo una vita disallineata rispetto ai normali ritmi circadiani.
Alcune ricerche suggeriscono che mangiare carboidrati la sera faccia addormentare prima. Sotto questo punto di vista, sembra anche che la qualità dei carboidrati assunti abbia una certa influenza. Un altro studio suggerisce che assumendo carboidrati con un indice glicemico più elevato (es. pasta, pane, molti tipi di frutta) il picco di insulina che ne deriva sia maggiore la sera che non la mattina. Mentre nel caso di carboidrati a basso indice glicemico (es. a maggior parte delle verdure) non ci sono differenze significative.
In sintesi penso che la cosa migliore, al solito, sia concentrarsi sulla qualità del cibo – quindi in questo caso carboidrati di qualità, limitando quelli ad alto indice glicemico e limitando i cereali – piuttosto che sulla fascia d’orario.
Però c’è una qualche evidenza che se vogliamo mangiare carboidrati con indice glicemico elevato, sia meglio farlo 1) la mattina o a pranzo – se vogliamo dimagrire – 2) a cena, se vogliamo un aiutino per addormentarci 🙂
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Recentemente ho trovato un sito interessante, Cibo360 – il sito del wellness gourmet. L’autore è un maestro di sci e biologo della nutrizione. I contenuti spaziano dal fitness all’alimentazione alla nutrizione.
Sfogliando le sue pagine mi sono imbattuto in una sezione nella quale sono catalogate tutti i principali regimi alimentari che sono stati in qualche modo codificati. Per ciascuna presenta una breve descrizione, senza ovviamente pretendere di entrare nei dettagli.
Dieta Allen Carr – Easyweight
Dieta Perricone – dieta lifting
Cortisol Connection Diet
Dieta 4 ore al giorno per il tuo corpo
Dieta dimagrante ipocalorica
Dieta a punti
Dieta a Zona
Dieta Carb Loverr
Dieta Chetogenica
Dieta dei 17 giorni
Dieta deli limone o della limonata
Dieta del guerriero
Dieta del supemetabolismo
DIeta in base al somatotipo
Dieta oloproteica
Dieta low carb di Timothy Ferris
Dieta volumetrica
…
La lista è ancora molto lunga, non ha senso riportare qui tutte le diete censite, i curiosi possono andare direttamente su Cibo360.
E’ evidente che molte di queste diete girano intorno al medesimo approccio offrendo un’opportunità nuova, un piano di lavoro, uno schema da seguire. Non ho la pretesa di conoscerle tutte, alcune le conosco e le trovo valide, altre un po’ meno o magari valide in determinate condizioni; ma il punto non è questo. Ciascuna di essere ha la propria ragion d’essere, i propri principi ispiratori e, nella maggiorate dei casi, una sua validità.
Il fatto è che tanta gente, troppa, ha sperimentato una o più di queste diete senza successo o con risultati di breve durata. Mentre le persone che sono normalmente in forma spesso apparentemente non seguono nemmeno una dieta precisa. Questo suggerisce che l’aspetto cruciale, almeno i molti casi, non è la dieta ma la propria attitudine.
Certo, bisogna avere uno schema di riferimento valido ma la differenza la fa la mente! E qui molti pensano che non ci si possa fare nulla, che ciascuno è fatto a modo proprio e una persona ha la tendenza a mangiare di più perché ama la buona tavola, non può farci niente se non, appunto, mettersi a dieta di quando in quando se i chili presi sono troppi.
La conseguenza di ciò è che queste persone sono destinate a vivere l’alimentazione, quando sono a dieta, come una privazione e una fatica. In realtà, nella mia esperienza, questo non è vero. E’ possibile adottare schemi mentali che cambiano il modo di rapportarsi con il cibo e con l’alimentazione; è possibile cambiare la propria strategia alimentare.
Bisogna:
avere uno schema di riferimento,
acquisire alcune conoscenze sull’alimentazione,
allenarsi ad ascoltare i segnali forniti dal proprio corpo,
allenare il proprio modo di pensare, riprogrammando in qualche modo i propri comportamenti a tavola.
A molte persone questo sembra impossibile ma, in realtà, è molto meno complesso di quanto non sembri ed è l’unico modo per arrivare a superare definitivamente il problema e riuscire ad essere in forma senza privazioni.
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Il NorCal Margarita è un Cocktail a base di Tequila consigliato da Robb Wolf, uno dei pilastri del movimento Paleo (qui trovate la presentazione che ne fa sul suo sito).
La bevanda è semplice da preparare, molto buona e non presenta gli effetti negativi della maggior parte degli alcolici.
Non genera picchi di insulina, non promuove l’accumulo di grassi né la disidratazione, è privo di glutine.
Ingredienti
Lime (viene bene anche con il limone)
Tequila di Agave
Sale
Preparazione
In uno shaker per cocktail versare 2 parti di Tequila
Aggiungere la polpa e il succo di 1 Lime
Aggiungere ghiaccio
Aggiungere acqua di selz (oppure acqua o acqua minerale)
Agitare il tutto
Guarnire il bicchiere con Lime e sale
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Nel 2014, il Dr Matthew M. Clark, della Mayo Clinic, ha condotto uno studio per valutare i benefici del Coaching nel wellness. Infatti, benché fossero già stati condotti studi che attestavano la validità del Coaching in ambito sanitario, molte persone vi ricorrevano per migliorare le proprie condizioni di forma o il proprio stile di vita e il Dr Mayo voleva valutare i risultati del Coaching in questo contesto.
L’esperimento condotto dal Dr Mayo ha coinvolto 100 impiegati della clinica che hanno affrontato un programma di Wellness Coaching della durata di 12 settimane. Il programma prevedeva una sessione iniziale di 60 minuti in cui discutere obiettivi, punti di forza e debolezze di ciascun partecipante e mettere a punto una strategia, un piano di lavoro.
A questa sessione iniziale seguivano ulteriori 11 sessioni più brevi, di follow-up in cui valutare l’andamento del programma, verificare cosa stava funzionando e cosa no, avviare azioni correttive secondo necessità.
I risultati dello studio dimostrano che, al termine del programma, i partecipanti avevano ottenuto significativimiglioramenti in vari aspetti che contribuiscono alla qualità della vita tra cui il benessere fisico, spirituale, riduzione dello stress.
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La nostra alimentazione deve consentirci di essere in forma senza danneggiare la nostra salute, deve consentirci di avere l’energia necessaria per far fronte ai nostri impegni quotidiani ma anche per goderci la vita. Il nostro modo di mangiare deve anche gratificarci, altrimenti non lo manterremo nel lungo periodo. In sintesi, gli obiettivi di una corretta alimentazione dovrebbero includere:
Forma fisica ottimale
Salute
Energia
Soddisfazione
Detto questo, la maggior parte delle persone che si interessano alle diete, lo fa perché vuoledimagrire. Dimagrire, tutto sommato, è facile; certo non è facile arrivare al livello di massa magra e di definizione muscolare di un atleta professionista ma dimagrire nel senso di perdere qualche chilo, rientrare nei vestiti che indossavamo quando eravamo più giovani o prima di una gravidanza, questo, di solito, è facile.
Per esempio, ogni dieta che aiuta a controllare il livello di insulina, mantenendolo basso, fa ottenere risultati anche abbastanza rapidi. Allora perché così tante persone non riescono a dimagrire oppure dimagriscono e poi riprendono il peso perso dopo poco tempo?
Il problema non è solo e, direi, principalmente nell’alimentazione; il problema è sopratutto psicologico, di approccio. Va cercando nelle motivazioni che stanno dietro il desiderio di dimagrire e nel proprio rapporto con il cibo.
Solo facendo chiarezza sui propri valori ed obiettivi, comprendendo a fondo le nostre motivazioni, potremo sviluppare un approccio corretto all’alimentazione che sia sostenibile nel tempo e che ci dia i risultati che vogliamo.
Chi riesce a fare questo si libera del problema della dieta, mantiene semplicemente il peso (a parte normali oscillazioni) e non segue una dieta, ossia sviluppa un’approccio intuitivo all’alimentazione.
Tutto ciò non è facile e per questo tante persone continuano a mettersi a dieta per poi abbandonarla, riprendere peso e alla fine riprovare e via così. La buona notizia è che il coaching aiuta a uscire da questo circolo vizioso.
Per maggiori informazioni rimando a una ricerca condotta da ricercatori della UCLA (University of California nel 2007 che trovate qui.
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